Vorrei poter brevemente dare testimonianza di un sacerdote della diocesi di Verona che ha vissuto la sua vita interamente per Cristo, per la Chiesa e per le anime a lui affidate. 
Don Igino Cappelletti, dal 18 dicembre 2013 in Paradiso, è stato un prete che ha saputo vivere fino in fondo la Parola che Gesù rivolse agli apostoli: “così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. (Lc.17,10).
Ho potuto condividere due anni della mia vita con lui, in Piccola Fraternità a Bovolone dove si era ritirato con sua sorella Maria per l’avanzata età. In un periodo di grandi sofferenze don Igino è stato quella luce che ha permesso di lasciare accesa la fiamma della fede, trovando la speranza anche nel momento del massimo sconforto. Don Igino necessitava di una presenza al suo fianco perenne, sua sorella Maria che gli dedicò la vita per seguirlo nella vocazione sacerdotale gli rimase accanto e lo accudiva giorno e notte. Ogni tanto però si doveva staccare e così veniva affidato anche a me; erano momenti di Grazia. L’età avanzata gli faceva perdere la memoria per cui aveva sempre bisogno di qualcuno che gli ricordasse dove si era, cosa si stava facendo ecc. Ma di una cosa mai, mai si dimenticava: di Gesù Cristo.
La domanda che poneva di continuo era: “ abbiamo pregato?” La sua anima era interamente rivolta a Colui il quale ha donato la vita; le sue giornate erano scandite dalla Liturgia delle Ore, dalle Sante Messe, dalla recita della coroncina della Divina Misericordia, del santo Rosario, delle letture spirituali e delle tante piccole preghiere per ogni occasione.
Capitava di trovarmi triste, abbattuto, sconsolato e di dover assisterlo per qualche momento, così si andava nella cappellina della Piccola Fraternità si apriva il breviario e si iniziava a pregare; lo stesso Salmo si recitava anche tre volte perché breve era il tempo della memoria. E con lui al fianco, sorridente e assorto nel pregare con lo sguardo continuamente rivolto al Tabernacolo capivo che l’assistito ero io e al mio fianco avevo Gesù che si fa prossimo con discrezione e guarisce le ferite dell’anima. Lui ottantenne acciaccato passava lunghi e silenziosi minuti in ginocchio, io ventenne incapace di piegare le ginocchia per stare alla presenza del Santissimo. Ogni gesto, ogni azione, ogni parola era totalmente al servizio del suo Signore, ed era felice.
Tanti sono i ricordi che riempiono il cuore di gratitudine a Dio per aver donato alla diocesi un sacerdote integro nella sua vocazione, anche quando la vecchiaia lo consumava lentamente giorno dopo giorno. Ma don Igino era già rivolto al Paradiso, ne parlava spesso di quanto bello dovesse essere e di quale gaudio si dovesse vivere in eterno, diceva che non vedeva l’ora di andarci.
Don Igino, a coloro che lo hanno conosciuto, ha insegnato il senso del pregare, dello stare alla presenza del Signore, ha insegnato l’umiltà, l’obbedienza, la gioia del vivere con semplicità, ha insegnato che la vita spesa al servizio del prossimo con l’Amore del Signore è una vita piena, mai oziosa e sempre rivolta all’Eterno.
Ho voluto scrivere queste poche righe per rendere testimonianza di quali grazie un sacerdote possa fare anche nei momenti in cui non svolge più funzioni d’ufficio, perché il suo unico vero ufficio è vivere e propagare l’Amore del Salvatore. L’esempio di questo santo sacerdote è di incoraggiamento per tutti i consacrati che vivono con fatica il peso della propria vocazione in un tempo apparentemente così arido. Eppure è proprio con l’Amore che si rendono fertili anche i campi più secchi, e don Igino durante i suoi lunghi anni di sacerdozio non ha mai smesso di coltivare la vigna del Signore.
Sono grato a Dio per questo dono che ci ha fatto, ora che don Igino è nella gloria di Dio prego il Signore che possa benedire la diocesi di Verona con tanti altri sacerdoti santi.

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