Nel settembre 2014 ho approfondito la figura del patrono dei politici e dei governanti: San Thomas More. Noto per aver inventato il genere letterario utopistico con la sua opera “Utopia” fu un fine umanista e giurista insigne che ascese nella politica dell’Inghilterra del XV-XVI secolo con grande rapidità. Membro del Parlamento e poi speaker alla Camera dei Comuni, fu membro del consiglio privato del re e nel 1529 venne nominato lord cancelliere, la più prestigiosa carica del regno dopo quella del re e per la prima volta ricoperta da un laico.

Erano gli anni della Riforma protestante e dei tanti piccoli scismi che si sono susseguiti, e l’instabile Enrico VIII, la cui vita affettiva era piuttosto controversa, si lasciò prendere dalla tentazione tipicamente isolazionista degli inglesi, e approfittando della diatriba nata dal voler contrarre nuovo matrimonio con Anna Bolena, nel 1534 uscì dalla comunione Cattolica e fondò la Chiesa Anglicana.

Thomas More, la cui tempra morale e la sua fedeltà al re e al papa non sono mai venute meno, si ritirò a vita privata ma una volta tradito da Enrico VIII scelse di non tradire la sua coscienza accettando di patire la prigionia nella Bell Tower di Londra prima di essere giustiziato a morte il 6 luglio 1535. Condannato per alto tradimento da un re che tradiva la tradizione e la dottrina, la sua condanna umana gli valse la corona della santità.

San Tommaso Moro può essere considerato un martire di quelle leggi che impongono il pensiero unico, vietano la libertà di coscienza, e nel negare quella legge universale scritta nella natura di ogni persona finiscono per essere omicide ed annientare la persona stessa.

“Tutti si piegarono, tranne l’arcivescovo Fischer, membro della Camera dei Lord. Erano state preparate immediatamente due formule di giuramento. Una era destinata ai laici e verteva sulla successione reale. L’altra, per i membri del clero, intimava anche il rigetto di ogni autorità del papa in Inghilterra. Questi giuramenti sollevavano la questione cruciale del diritto alla libertà di opinione e di quella alla libertà di non esprimerla”.

“Quando una legge adottata in qualsiasi luogo della cristianità è giudicata da taluni in contrasto con la legge di Dio, suscitando così una discussione in tutto il mondo cristiano, nessuno dovrà essere tenuto a modificare la propria coscienza” .

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