Venerdì 13 novembre, nella fitta nebbia veronese si è tenuta una conferenza di tutto rispetto per il tema trattato, e per i relatori convenuti. Alla presenza del Sindaco di Verona Flavio Tosi, e di circa 300 persone, la sala congressi della Banca Popolare di Verona ha ospitato un dibattito sul tema titolo dell’ultimo libro di Luciano Violante: “il dovere di avere doveri”. Moderata dal consigliere regionale veneto Stefano Casali, a dibattere sull’opera dell’ex Presidente della Camera sono intervenuti mons. Bruno Fasani: Prefetto della Biblioteca Capitolare di Verona; e l’on. Gaetano Quagliariello: Presidente nazionale della Fondazione Magna Charta.
Introducendo l’argomento citando l’articolo 2 della Costituzione, Casali ha chiesto all’autore cosa si possa fare in un momento storico in cui è evidente lo sbilanciamento in favore dei diritti rispetto ai doveri.
Violante ha risposto con un ulteriore domanda: ci sono oggi personalità politiche riconducibili ad un impegno in favore dei doveri? E ha soggiunto: << i doveri sono parte della comunità, sono per l’altro; i diritti riguardano più gli individui, e senza i doveri diventano contro l’altro>>.
Il ruolo dei partiti era quello di essere comunità, di saper costruire un etica pubblica condivisa, oggi si assiste invece a comitati elettorali di stampo leaderistico, ma << se uno ha un ruolo di governo non può contemporaneamente essere leader di partito>>, e chiede: << chi fa pedagogia civile oggi?>>.
Sullo stesso punto don Fasani ha rilanciato: << siamo al capitalismo della persona>> in cui l’individualismo ha sostituito il consenso comunitario.
Per Quagliariello << serve una società politica che abbia un “pavimento comune” sul quale confrontarsi>>. Questo “pavimento comune” sta nel saper ricostituire una cultura della comunità, o “neo-comunitarismo” come l’ha definito. Ciò implica un metodo che i grandi uomini politici della Prima Repubblica come De Gasperi e Togliatti seppero vivere: si tratta di << mettersi sul metro che non sia solo l’immediato, il vivere il giorno per il giorno dopo>>. Per Quagliariello << è arrivato il tempo di un modello neo-comunitario>> in cui la composizione di leader carismatico, comunità, e pensiero forte permettono di sapersi confrontare con l’avversario a patto che si impari << a capire la ragione degli altri>>.
Insomma, secondo gli interventi, è quanto mai urgente tornare a parlare di doveri e ad impegnarsi per essi, abbandonare la logica della “rappresentazione del conflitto” in favore della macchiavellica “idea della regolazione del conflitto”. E’ necessario che i partiti tornino ad essere comunità con uno sguardo che vada oltre l’immediato consenso.
<< L’essenza dei partiti è avere una specifica visione del mondo>> e devono << tornare ad educare alla politica selezionando le future classi dirigenti>>.