Articolo pubblicato su Volt
Di cosa sono fatti i dispositivi elettronici che nella nostra società sono divenuti ormai indispensabili? Ovviamente di molti componenti, ma su tutti spicca un materiale poco conosciuto: il coltan. Così si chiama la “columbo-tantalite, minerale nero metallico composto da columbite e tantalite. È una delle combinazioni in cui è possibile rintracciare il tantalio, metallo con cui si realizzano condensatori di piccole dimensioni ma molto efficienti (essenziali quindi in dispositivi portatili quali telefoni cellulari e computer, nonché nell’elettronica per l’automobile), ragione per la quale il c. è diventato una materia assai ricercata” (Treccani.it).
Il coltan si potrebbe definire l’oro nero dell’hi-tech per la sua purezza e rarità. Si trova in poche zone del mondo, tra cui il Congo, uno dei Paesi più poveri al mondo. E laddove regna povertà, impera corruzione. Per questo nell’ex-Zaire il controllo delle preziose miniere di Coltan è fonte di conflitti, guerre, massacri.
La stima dei morti causati dalla guerra del coltan si aggira attorno agli 8 milioni. E’ un pezzo di Terza Guerra Mondiale che non si conosce, ma che tocca letteralmente la vita di ciascuno dal momento che oramai le nostre vite sono più condizionate da questi dispositivi che toccate dai destini di questi nostri fratelli.
Nel povero Congo è in atto una guerra tra poveri, gestita e finanziata da potenze straniere (europee, americane, cinesi) che, per poter essere competitive nel mercato globale, hanno bisogno di questa materia prima molto preziosa.
Paolo VI in Populorum Progressio affermò che “lo sviluppo è il nuovo nome della pace” e parlando della colonizzazione richiamava le responsabilità delle potenze colonizzatrici che “hanno spesso perseguito soltanto il loro interesse”. Vent’anni dopo Giovanni Paolo II ampliò il tema dello sviluppo nella cornice della “solidarietà” individuando nelle strutture di peccato la radice degli impedimenti di uno sviluppo umano integrale, e quindi della pace che richiede la giustizia.
Sul punto è tornato Benedetto XVI che in Caritas in Veritate affermava: “Molte persone, oggi, tendono a coltivare la pretesa di non dover niente a nessuno, tranne che a se stesse. Ritengono di essere titolari solo di diritti e incontrano spesso forti ostacoli a maturare una responsabilità per il proprio e altrui sviluppo integrale”. Ciò è evidente a livello di sistema economico.
Per Papa Francesco “fino a quando non si eliminano l’esclusione e l’inequità nella società e tra i diversi popoli sarà impossibile sradicare la violenza”. Ha parlato di una sottile dittatura che si impone quando “il capitale diventa idolo e dirige le scelte degli esseri umani, quando l’avidità di denaro controlla l’intero sistema socioeconomico”.
Pare però che le parole della Chiesa siano grida nel deserto e il dramma della caccia al coltan lo dimostra.
Richiamare l’attenzione a questi pezzi di guerra mondiale può, quindi, essere il primo passo verso una maggior presa di coscienza di quanto i problemi degli altri, in fin dei conti, sono i nostri problemi.
Fonti:
http://leak.rightsreporter.org/coltan-insanguinato-rd-congo-rapporto-2015/
http://www.repubblica.it/solidarieta/emergenza/2013/07/19/news/il_costo_del_coltan-63325505/
http://www.mezzo-pieno.it/mezzo-flash/coltan-uno-stragista-da-8-milioni-di-morti.html