Sembra un copione standard: avviene un attentato; si accende la mondo-visione istantanea; i leader politici esprimono cordoglio al Paese colpito; si organizza una qualche manifestazione per dire che non si ha paura. Intanto si pubblicano le vite private dei concittadini uccisi; poi subentrano gli approfondimenti con gli “esperti” e si reagisce all’accaduto con dichiarazioni di Stato del tipo «non distruggeranno i nostri valori». Cioè?

Se la risposta ad ogni attentato sono raduni in cui si suona Imagine, significa che il nichilismo della ragione sta dominando non meno del nichilismo della fede musulmana che vorrebbe conquistarci.
È una società che non conosce più il senso delle parole forti come “silenzio e preghiera”, e si sostituiscono con la debolezza di un pensiero che produce “brillanti” idee come prendere in mano dei gessetti colorati o postare gattini sui social. Vietato parlare della radice del problema: c’è una civiltà, l’Islam, che non accetta compromessi con un’altra civiltà, quella occidentale, ed ha nel suo statuto quello della sottomissione globale. È vietato parlarne perché si lederebbero i valori dell’uguaglianza, della tolleranza, della libertà, dei diritti, della democrazia. Valori che nemmeno gli Europei sanno più cosa significano esattamente. Eppure il mainstream generale è dire che «non ci impediranno di vivere come vogliamo». E ci ritroviamo le città murate di barriere di cemento, presidiate da militari, zeppe di telecamere. È l’effetto del gettare ponti con una civiltà che si è formata sotto la spada del suo fondatore. Esattamente l’opposto della civiltà che si è formata – lungo i secoli – sotto i piedi di un uomo condannato a morte in croce e che disse a S. Pietro «rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?» (Gv 18,11)

C’è una questione fondamentale in gioco: quali valori siamo disposti a difendere? Quelli di una democrazia che, nel nome dei diritti e delle libertà, permette l’uccisione silenziosa e sistematica di vite innocenti come accade per milioni di nascituri? Sono i valori che vietano il riferimento al trascendente? Sono quelli del precariato del lavoro e del nomadismo che ne consegue? Sono i valori del consumismo a dover essere difesi?
O forse i valori da difendere non sono di ben altra fattura – diciamo pure pre-illuministi e pre-modernisti –che hanno fondato davvero la civiltà europea e che, per l’appunto, si riferiscono alla regalità sociale di Cristo?

Il 13 agosto si sono ricordati gli ottocento martiri di Otranto che nel 1480 scelsero di perdere la propria testa pur di non consegnarsi a Maometto II. Erano consapevoli che i valori da difendere trascendevano la loro stessa vita, ed hanno accettato di morire anziché sottomettersi. Gesta eroiche che hanno difeso una civiltà. È a questi esempi di non-sottomissione che bisogna guardare quando vogliamo dire che “non distruggeranno i nostri valori”. Il nichilismo invece si ferma a John Lennon, non ha bisogno di difensori; il nulla è semplicemente indifendibile.

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