Il 25 aprile, come ogni anno, si ricorda l’anniversario della liberazione dell’Italia dalla dittatura del fascismo e dall’occupazione nazista. Un appuntamento che – come per la memoria delle Foibe – non lascia indifferenti le parti politiche e suscita reazioni diverse ed avverse. Segno che la storia italiana recente ha ancora ferite aperte, e segno che non si legge ancora la storia con lo sguardo di chi vuole imparare da ciò che è accaduto senza caricare i fatti di sentimenti di parte.

Il Presidente della Repubblica ha inviato un breve messaggio in occasione del 75° anniversario, e parto da alcune sue frasi per recensire un libro uscito nel 2020 – a firma Quagliariello-Ruini, edito da Rubbettino – e presentato in anteprima nazionale dal centro culturale Vivere Salendo proprio il 25 aprile 2020, un anno fa.

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Mattarella ha parlato di “idea di potenza“, “superiorità razziale“, “sopraffazione di un popolo contro l’altro” come di ingredienti all’origine della seconda guerra mondiale, mentre dopo sarebbe sorto un mondo di cooperazione nella libertà e nella pace e la stessa Comunità Europea. Il PdR ha fatto un richiamo ai valori “morali e civili di portata universale” nati dalla Resistenza, dalla Costituzione italiana, dalla Repubblica democratica dopo il Fascismo. Senza specificare quali siano tali valori morali e civili universali, ha però considerato che la ricostruzione post-bellica “cambiò il volto del nostro Paese e lo rese moderno, più giusto, conquistando rispetto e considerazione nel contesto internazionale, dotandosi di antidoti contro il rigenerarsi di quei germi di odio e follia che avevano nutrito la scellerata avventura nazifascista“.

La narrazione che vuole un mondo più giusto, equo e libero dopo la Seconda Guerra Mondiale a me non ha mai convinto, è una tesi che piace a chi ritiene la Resistenza partigiana come qualcosa di sacro, inviolabile e immacolato omettendo la guerra civile e le atrocità perpetrate anche dopo la liberazione con il tentativo, fallito, di instaurare una dittatura comunista. O che nega gli effetti sociali causati da provvedimenti legislativi come la L. 194/78. Ma il libro di cui parlo in questo articolo è di aiuto proprio per collocare oggettivamente la questione poiché va ben più in radice dei fatti storici del recente passato e aiuta a comprendere che gli antidoti contro il rigenerarsi dei germi di odio e follia sembrano scarseggiare come le dosi di vaccino dal Covid-19. Un’altra libertà” è un dialogo tra un cardinale (Ruini) e un politico (Quagliariello), uomini delle istituzioni italiane protagonisti dei decenni a cavallo tra il ‘900 e il 2000, un cattolico ed un liberale che si confrontano attorno a domande cruciali e sempre attuali. L’incipit è una questione che ha a che fare con il periodo post-bellico di pace, libertà, sviluppo visti dal boom economico in avanti: «C’è un nesso tra l’attacco alla vita e la crisi dell’Occidente e dell’umanesimo occidentale?» (Ruini).

Oggi, in Europa, la volontà di potenza non si manifesta in movimenti di massa che si compattano al grido di un dittatore, ma tramite una concezione di libertà che ha raggiunto gli estremi dell’individualismo. Non ci sono leggi razziali in vigore, ma tramite azioni legali e giuridiche si determinano quali vite siano degne di essere vissute – quindi umane – e quali no. E si sta arrivando al paradosso che alcune categorie sociali godranno di maggiori diritti di altre, nel nome di un’uguaglianza che genera inequità (papa Francesco). Oggi gli Stati europei non operano militarmente per sopraffare altri popoli, ma al colonialismo si è sostituita una globalizzazione imperante e non meno aggressiva dell’occupazione militare di territori. Oggi si occupano le società con il mercato e soprattutto la finanza che acquista tutto (e tutti) creando nuove povertà, nuove disuguaglianze e nuove forme di deportazione. L’ideale di libertà sorto dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale è giunto ai suoi estremi al punto che si è imposta una dittatura dell’individuo su sé stesso in cui la categoria marxista del perfettismo applicata ieri alla società, oggi si applica sistemicamente al singolo (Quagliariello). L’idolatria del progresso sta rischiando di far scadere l’umanità in una dis-umanità non meno peggiore di quella vista durante la prima metà del ‘900.

Il libro, composto di 6 capitoli, ruota intorno alla domanda circa i confini della libertà individuale. Gli autori non mancano di chiarezza nel prospettare i rischi imminenti di un nuovo sistema totalitario che si va imponendo senza che ci sia un’adeguata consapevolezza che ciò avvenga. V. Havel lo ha definito autototalitarismo poiché si forma tramite derive legislative apparentemente innocue (neutre) sul piano degli effetti sociali ed individuali, al punto che «Accettare l’idea di uno Stato che dà o legittima la morte su richiesta significa siglare un drammatico atto di rinuncia a una società orientata alla vita e fondata sul principio di solidarietà» (Quagliariello). Il problema di fondo, concordano gli autori, è una “malintesa concezione della libertà” la quale, una volta slegata dalla realtà, si autodistrugge (Ruini).

Gli autori trattano tutte le questioni di materia biopolitica più calde e attuali del nostro Paese, e identificano il nemico comune nella matrice di pensiero che sta alla base di questa nuova deriva totalitaria più subdola delle dittature instauratesi nel Novecento: si tratta della dittatura del relativismo. Inoltre oggi, rilevano gli autori, la questione antropologica che ha la pretesa di fare un uomo nuovo andando oltre l’uomo, va di pari passo con il processo di scristianizzazione in cui individuano responsabilità anche endogene ai cristiani stessi. Un certo odio e ripudio europeo ed occidentale alle proprie radici religiose, e perciò pure storico-culturali, giunto al culmine di cancellare dai programmi scolastici gli studi classici in alcune università, o a certe manifestazioni di consenso a leggi liberticide per mano di associazioni cattoliche, conferma quanto espresso da Ruini e Quagliariello nel libro in costanza del fatto che è preferibile parlare di processo di scristianizzazione oltre che di secolarizzazione degli ultimi due decenni.

Tornando quindi al discorso commemorativo di Mattarella e rileggendo questo libro, non si può non osservare che – a differenza degli anni immediatamente dopo la II G.M. – oggi il popolo italiano e quelli europei sono di fronte ad un bivio non meno drammatico di coloro che dovettero scegliere se stare dalla parte di chi esercitava il potere dispotico, oppure dalla parte di chi ha resistito per riaffermare il principio di libertà. Le nuove categorie politiche che si dividono tale battaglia non sono più la destra o la sinistra, ma i conservatori e i progressisti in nuove sintesi che talvolta vedono singoli conservatori nei partiti tradizionalmente a sinistra e singoli progressisti in quelli di destra (e viceversa). Un esempio più tangibile si può osservare nel contesto del Parlamento Europeo.

E laddove i conservatori hanno l’occasione di trovare una nuova alleanza tra cattolici e liberali intorno ai limiti del principio libertà, al ridimensionamento della volontà di potenza che ha assunto possibilità autodistruttive globali e individuali, al riconoscimento dell’altro in quanto essere umano dotato di una dignità intrinseca prima ancora che essere un’aggettivo che lo categorizza; mentre i progressisti hanno il dominio culturale in una società sempre più slegata da un Oltre che la trascende, e quindi resa sempre meno responsabile di sé stessa, perciò sempre meno solidale, giusta e in definitiva meno libera nella quale il paradigma tecno-economico-scientifico è la nuova religione civile dalle dimensioni e forme globali. Infatti, che differenza c’è tra la Cina che controlla i cittadini con la tecnologia biometrica, e l’America che blocca gli account social degli avversari politici tramite algoritmi? Si può parlare di un mondo libero, giusto e solidale quando si considerano i vecchi oltre i settanta anni un costo socio-sanitario intollerabile, come intollerabile è considerato che bambini come Alfie Evans, Charlie Gard, ecc. potessero vivere amati dai propri genitori nonostante la grave malattia di cui erano affetti? è una società più libera e sviluppata quella che propone il self-ID e condanna chi la mette in discussione, o consegna la pillola dei cinque giorni dopo a ragazzine lasciate sole nel loro dramma esistenziale?

La potenza totalitaria a cui resistere oggi è più subdola, invisibile e meno percettibile di un secolo fa e forse per questo – paradossalmente – più pericolosa perché lascia ogni persona in balìa di un potere invadente ed invasivo in ogni sfera dell’essere. Il libro aiuta a comprendere meglio chi siano i nuovi profeti del paradiso in terra post-umano e a considerare gli esiti infernali di cui la storia ha già ammonito l’umanità.

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