Da qualche anno mio fratello si è appassionato di fotografia. E precisamente di fotografia naturalistica, che cos’è precisamente? Si tratta di un genere di attività fotografica che ha come soggetto principale la natura come paesaggi, flora e fauna. Passo dopo passo ha acquistato le attrezzature necessarie e si è sempre più concentrato su questa attività al punto che, quasi per caso, ha incrociato l’impegno di Paola e dei suoi amici per la tutela e la promozione del Parco Valle del Menago, a Bovolone. A gestire questa oasi naturale nel cuore della cittadina della bassa veronese di 16mila abitanti – fino a vent’anni fa cuore pulsante del distretto del mobile classico – è l’associazione Gea Onlus, nata nel 2003 dall’idea di professionisti laureati in campo educativo e ambientale, con la volontà di divulgare la conoscenza e l’impegno per l’ambiente. Questa Onlus, dal 2015 ha in gestione il parco pubblico Valle del Menago.
Il Parco è stato creato nel 1995 con lo scopo di recuperare e salvaguardare un habitat tipico della pianura veronese. I suoi confini sono segnati da due fiumi, il Menago e la Fossa Nuova, ed è intrecciato da una fitta rete di fossati. Ed è in questa superficie di 35 ettari, con 3,5 km di sentieri ciclabili e ben 7 km di sentieri pedonali che mio fratello ha mosso i primi passi – o meglio, i primi scatti – nella fotografia naturalistica.

Le sue prime foto, il coinvolgimento da parte dei responsabili, i racconti di quando ha ottenuto i primi accessi nelle aree esclusive e chiuse al pubblico per poter fotografare, le giornate trascorse dentro i capanni vestito in mimetica e armato di teleobiettivo, sono ancora oggi oggetto di nostre lunghe chiacchierate da cui partiamo per riflettere quanto la natura che ci circonda sia preziosa e bella. E quanto, ahinoi, sia poco considerata anche solo come valore di attrazione turistica in territori che avrebbero molto da far vedere (non solo in termini di natura, ma anche di patrimonio storico e architettonico).
Dal Parco di Bovolone si è poi allargato ad altri paesaggi quali il lago e la montagna e tra qualche mese sarà pronto per una nuova avventura, stavolta subacquea.
Non so se posso rivendicare una parte di merito, dal momento che quando era piccolissimo lo portavo in bicicletta in giro per lungo il fiume Bussè, o al Gangaion oggi ecomuseo del Consorzio di Bonifica Veronese e fino a pochi anni fa un punto suggestivo per la potenza dell’acqua che scorreva in quel punto.

Di certo ho contribuito a formare una sensibilità attenta alla natura quando era ragazzino e lo coinvolsi nel mio progetto A Spasso Coi Zoeni – che era un programma di gite in luoghi che potessero richiamare i primi capitoli della Genesi – o quando trascorrevamo le nostre serate sul terrazzo a cercare i cumulonembi ed ammirare i fulmini dei temporali che si avvicinavano. O quando, per un suo compleanno, lo portai allo zoo-safari di Pastrengo, all’acquario di Gardaland e facemmo l’intero giro del lago di Garda in macchina.
La cosa bella è che sono sicuro che sia lui, ora, a contribuire alla mia sensibilità verso un’ecologia più integrale di come non l’avessi già, in cui ho costantemente davanti l’importanza del Creato: che sia il nascituro o l’anziano morente, il povero o il disoccupato, o la tutela dell’ambiente in cui viviamo. In qualche modo mi sento di poter dire che io e mio fratello abbiamo realizzato, in scala minore, un “noi che abita la Casa comune” (papa Francesco, Lett. enc. Fratelli Tutti,17). Io più attraverso un impegno culturale, sociale e anche politico. Lui attraverso uno sguardo più specifico, capace di cogliere quei colori, suoni e movimenti di una natura a noi ormai sconosciuta. Gli occhi di mio fratello sono quelli di un giovane che ha capito che per salvaguardare la nostra terra, custodire i nostri luoghi, sensibilizzare gli abitanti della bellezza di cui sarebbero circondati, servono sì le attività di raccolta dei rifiuti, ecc; ma pure avere la pazienza dell’ascolto, dell’osservazione che apre allo stupore. Meraviglia che lui esprime attraverso la fotografia, frutto di ore di appostamenti in silenzio, o meglio, in ascolto della vita naturale che noi non sentiamo più perché squarciata dal rumore del traffico.
è proprio grazie al suo sguardo se ora mi accorgo che il luogo che sono chiamato a custodire è ricco di stupendi volatili, come il Balestruccio o la Cinciarella, e come facevo con Samuele quando era bambino, ora anche i miei figli li abituo a stupirsi della bellezza che ci circonda. Il bene si può raccontare, ma il bello si deve ammirare!
Le foto sono di Samuele Marchiori
Questo articolo è dedicato a mio fratello e a tutti i suoi amici che dedicano tempo ad una passione che è anche servizio al Bene Comune.

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