Siamo nel pieno della settimana Laudato Sì (qui il programma internazionale) e di seguito presento gli appunti presi dalla quarta e ultima lezione per diventare animatore LS. La lezione è stata particolarmente toccante per la testimonianza proveniente dalla terra dei fuochi, una realtà che per chi vive al Nord può essere percepita piuttosto lontana, e invece è più vicina di quanto si creda essenzialmente per due motivi: il primo perché il traffico illegale di rifiuti riguarda anche attività produttive del nord Italia, e il secondo perché l’inquinamento della terra, delle falde acquifere e dell’aria è una tragedia che coinvolge ogni territorio. Ed è proprio questo tragico legame tra nord e sud Italia che mi ha fatto pensare.

Mentre parlava Marika Arcopinto, animatrice del progetto Policoro di Acerra, e raccontava del tasso di mortalità per tumori nell’area della terra dei fuochi, la mente è subito corsa all’altra tragedia di questi anni, tutta veneta, che è quella dell’avvelenamento per PFAS di un’ampia porzione di territorio estesa tra il sud-est veronese e il basso vicentino. Mi piacerebbe, appena possibile, organizzare un incontro pubblico che racconti entrambe le testimonianze di due territori che – per l’inequità di certe opere umane – vedono ammalarsi e morire soprattutto donne, nascituri e bambini.

Dal 16 al 25 maggio 2021 si svolge la Settimana Laudato Si’, parte di una campagna globale in occasione del 6° anniversario dell’enciclica sulla cura della casa comune. L’edizione 2021 della Settimana Laudato Si’ celebrerà anche la chiusura dell’Anno dell’Anniversario Speciale Laudato Si’, mostrando quanto in questo tempo le cose siano cambiate.

Che cos’è la terra dei fuochi, quanto è estesa, cosa sta provocando

Terra dei fuochi è un’espressione degli anni 2000 per indicare una vasta area situata nell’Italia meridionale, che si estende in Campania, a cavallo tra la provincia di Napoli e quella di Caserta, in relazione all’interramento di rifiuti tossici e rifiuti speciali, alla presenza di numerose discariche abusive sparse sul territorio, e all’innesco di numerosi roghi di rifiuti, che diffondono diossina e altri inquinanti nell’atmosfera. L’espressione apparve per la prima volta nel 2003, quando fu usata nel Rapporto Ecomafie di quell’anno curato da Legambiente (qui puoi scaricare quello più recente del 2020). La terra dei fuochi è un territorio vastissimo, di 1076 km² che coinvolge 2 milioni e cinquecento mila abitanti in 57 comuni.

Il report che preoccupa: "I ragazzi della Terra dei Fuochi più colpiti tra  leucemie e malformazioni"
Fonte: Caserta news

Arcopinto ha citato un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in cui è stato provato che in questa area in cui bruciano rifiuti da oltre vent’anni, il tasso di mortalità per tumore è il più alto in Europa. L’11 febbraio 2021, la Procura della Repubblica di Napoli nord ha presentato un rapporto definitivo sullo studio condotto dall’ISS avviato nel giugno del 2016, “riguardante la correlazione tra la presenza di inquinanti sul territorio del circondario e eccessi di mortalità, all’incidenza tumorale e ospedalizzazione per diverse tipologie” (qui le 400 pagine del rapporto). Il giornale Domani ha sviscerato i dati e riporta che l’indagine sui 38 comuni in cui negli scorsi anni sono stati rilevati ben 2.767 siti di smaltimento abusivo di rifiuti, e per cui ben 354mila cittadini vivono a meno di cento metri da queste sorgenti di emissioni tossiche. Scrive il giornalista: “I risultati evidenziano che la mortalità e l’incidenza del tumore della mammella è maggiore tra le donne dei comuni inclusi nei comuni con livelli di rifiuti maggiore – detti di terza e quarta classe – rispetto ai comuni della prima classe. Inoltre, sempre secondo lo studio, nei comuni più colpiti dallo smaltimento illecito dei rifiuti c’è una «ospedalizzazione per asma nella popolazione generale significativamente più elevata», così come una «prevalenza dei nati prematuri» e ancora, «la prevalenza di malformazioni congenite» soprattutto quelle connesse all’apparato urinario“.

Sull’agenzia Sir – sempre in riferimento al citato rapporto, si è parlato di biocidio tramite le parole di Enzo Tosti, portavoce della Rete di cittadinanza e comunità: “c’era chi sosteneva che nei paesi in questione ci si ammalava di più per colpa di condizioni socio-economiche e sanitarie peggiori rispetto ad altre aree. Questa ipotesi viene smentita dallo studio che attesta una certa omogeneità socio-economica e sanitaria, la differenza la fa la condizione ambientale. Quindi, per spiegare l’alto numero di casi di tumori e leucemie bisogna parlare di cause e concause“.

Quando papa Francesco, nella Laudato Sì, ai paragrafi 20-22 scrive delle forme di inquinamento che colpiscono ogni giorno le persone e provocano milioni di morti premature, e descrive la nostra terra come un immenso deposito di immondizia, lo fa ricordando che questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura. Certamente avrà avuto presente la tragedia di chi vive nella terra dei fuochi come quella di tantissimi altri casi in ogni parte del mondo.

Dalla terra dei fuochi alle acque avvelenate

Inquinamento da PFAS: Il territorio interessato - Legambiente Veneto
Fonte: Legambiente Veneto

Ma chissà se ha mai sentito parlare dell’avvelenamento della terra da PFAS in Veneto, forse il più vasto e grave inquinamento da Pfas di tutta Europa in quella regione che proprio noi Veneti per orgoglio spesso descriviamo come eccellenza indiscutibile, a rischio di coprirci gli occhi di fronte a vergogne come quella dell’inquinamento di cui si è resa responsabile un’azienda chimica – la Miteni – che lavorava per l’industria agrochimica (fertilizzanti) e farmaceutica (anche le medicine che prendi per la tua salute) e fallita durante il processo avviato dopo la scoperta dell’avvelenamento di massa. Nell’articolo di Verona In trovi un’interessante cronistoria della fabbrica dei veleni di Trissino (VI).

Anche in questo caso, come per la terra dei fuochi, è la popolazione che fa esplodere il caso. A Lonigo, cittadina vicentina, nel 2017 scendono in piazza 10mila persone. E anche qui, chi ha preso il maggior coraggio per lottare contro questo biocidio sono state le mamme. Donne che hanno visto i loro figli nascere prematuri, ammalarsi e addirittura morire. Nel telegiornale dell’emittente TVA Vicenza del 16 maggio 2021 è stata data notizia che nei territori coinvolti dalla contaminazione PFAS, si è riscontrato un 60% in più di morti per Covid, rispetto al resto del Veneto. (Qui un articolo che ne parla)

Qui la pagina facebook delle Mamme No PFAS

Anche in questa vicenda, la correlazione tra l’esposizione prolungata ad agenti inquinanti e tossici, e l’incidenza sulle malattie è assai probabile, sebbene dal sito Aulss 8 si parla di “moderato aumento rispetto al dato medio regionale di patologie cardiovascolari, o che Il legame tra l’esposizione a PFOA e PFOS e il tumore nell’uomo non è stato dimostrato, nonostante alcuni studi abbiano suggerito una probabile correlazione in soggetti esposti a dosi molto alte (es. i lavoratori dei siti produttivi) con tumori testicolari e renali. Tuttavia, precisa l’Azienda Sanitaria si rendono necessari ulteriori studi e ricerche per confutare o dimostrare la concausalità. Fatto sta che chi vive in quella terra ha un nemico da combattere insidioso e pericoloso.

Una mamma di Lonigo racconta dei suoi 5 figli contaminati da sostanze PFAS. Ascoltala!

Pochi giorni fa, l’11 maggio, il già sindaco di Pressana (un amministratore per cui provo grande stima) dal suo profilo Facebook sollecitava aiuto a tutti i Comuni coinvolti per la partecipazione ad un importante studio per i bambini di quelle terre, con il progetto Teddy Child, dell’Università di Padova.

Che cosa ci insegnano queste vicende?

Le storie drammatiche che provengono dalle terre campane come quelle venete sono solo i due esempi italiani più eclatanti degli ultimi dieci anni. Ma ogni territorio ha la sua piccola terra dei fuochi e la sua acqua contaminata. Esagero, sì! Ma forse non troppo. Io bevo acqua di rubinetto perché so che è più che controllata, e mi fido delle Istituzioni, ma non posso – e non possiamo – rimanere indifferenti davanti alle tragedie testimoniate dalle popolazioni che vivono una lotta quotidiana per ridare dignità ad una terra – la loro – ammalata che ammala gli esseri umani, a partire dai più indifesi come i nascituri. Penso che queste due storie possano essere la più palese dimostrazione del concetto di ecologia integrale esposto da papa Francesco a partire dall’enciclica Laudato Sì. Le responsabilità sono individuali e collettive, perché nel piccolo possiamo evitare di gettare rifiuti illegalmente e vigliaccamente (fenomeno che nel mio Comune coinvolge le preziosissime Risorgive), nel medio possiamo sollecitare i decisori pubblici e le imprese a fare di meglio per non inquinare (per esempio quando lavoravo in verniciatura stavamo convertendo l’azienda al 100% di utilizzo di vernici ecosostenibili e certificate), nel grande possiamo operare per un cambiamento radicale dei nostri stili di vita, che non significa scadere in un ecologismo altrettanto ideologico al consumismo, ma prendere coscienza che questo sistema, cosi com’è, genera scarti umani e ambientali e colpisce tutti.

Video girato da un volontario di Povegliano dopo aver recuperato dalla risorgiva Fossa Liona dei rifiuti ingombranti. A parte l’inciviltà di alcuni vigliacchi, questo video testimonia che anche una sola persona può fare la differenza e generare processi di bene. Ognuno di noi può fare la sua parte!

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