Al workshop dell’8 giugno tenutosi al Golf Club La Montecchia in Selvazzano Dentro (Padova), organizzato da The Skill Group con il contributo di Legalitax Studio Legale e Tributario, dopo l’intervento del dott. Francesco Tufarelli (ufficio presidenza del Consiglio dei ministri) e del Prof. Paolo Gubitta (Università di Padova) sono intervenuti l’avv. Roberto Limitone dello studio legale su un punto cardine per le imprese che vogliono intercettare fondi provenienti dal PNRR, e il dott. Stefano Caselli del Gruppo FINSERVICE per la parte più finanziaria.
- Reti di imprese, strumento operativo strategico
- 82 Miliardi alle imprese
- Gli interventi degli altri relatori
Reti di imprese, strumento operativo strategico
Nella proiezione delle slide l’Avv. ha evidenziato come il fenomeno delle reti tra imprese sia in costante crescita, e nel 2021 ha coinvolto 43.000 imprese a livello nazionale; mentre in Veneto è presente il 7,8% delle reti nazionali con una maggioranza nei settori agroalimentare, commercio e costruzioni. Lo strumento del contratto di rete delle imprese è previsto espressamente nei bandi PNRR.
La normativa di riferimento è il DL 10 febbraio 2009, n.5 convertito con modificazioni in Legge Legge 9 aprile 2009, n.5 (art. 3, commi 4 ter. 4 quater e 4 quinquies) con la quale vengono istituite le reti d’impresa, definiti gli scopi generali e gli elementi costituitivi, indicati i contenuti obbligatori del contratto di rete. Questa nuova forma di aggregazione tra imprese negli anni si è evoluta con ulteriori interventi legislativi l’ultimo dei quali è il D.M. n.205 del 29 ottobre 2021. (per una panoramica più completa rimando alla pagina di clicLavoro)
L’Avv. ha distinto le reti di imprese dai consorzi, che hanno finalità mutualistiche, e dall’Associazione Temporanea di Imprese (ATI). Qui un quadro sinottico elaborato da Confindustria. La rete è quindi un vero e proprio soggetto giuridico autonomo che agisce con una struttura analoga a quella della singola impresa. Limitone si è soffermato nella distinzione in reti “leggere” e reti “pesanti” e sulle relative responsabilità ma ciò che conta in questa sede è sapere che lo scopo della rete è quello di unire competenze per creare sinergie. Ed è una chiave per il successo non solo del PNRR nel suo complesso, ma anche per quelle aziende che vogliono intercettare i fondi. Se nei due articoli precedenti ho parlato di “sussidiarietà”, qui si aggiunge un secondo valore che è quello della “cooperazione”.
82 Miliardi alle imprese
A seguire dell’intervento dell’Avv. Limitone ha preso la parola Stefano Caselli, del gruppo FINSERVICE il quale ha ricapitolato le 6 missioni in cui sono ripartiti i fondi e precisato che quelli destinati direttamente alle imprese valgono 82 Miliardi di €. I 3 assi su cui è strutturato il Piano, ha spiegato Caselli, sono: ricerca e sviluppo, digitalizzazione e innovazione, transizione verde ed ecologica. Il 47% dei contributi è a fondo perduto, di cui il 50% in crediti d’imposta. Le opportunità per le imprese, quindi sono molteplici ed ha portato un esempio su tutti: il Fondo IPCEI prevede un contributo al 100% e sono destinati 1,5 Miliardi di € per quelle aziende che fanno progetti con una ricaduta di livello europeo. Ha concluso quindi affermando che il PNRR è un vero e proprio booster per la crescita delle aziende, e soprattutto per chi è interessato a coglierne le opportunità.
C’è però un tema che riguarda due debolezze italiane: la disoccupazione giovanile e la mancanza di (nuove) competenze richieste dal mercato. Su questo punto si è soffermata l’assessore Elena Donazzan, la quale ritiene una strada quasi obbligata quella dei contratti d’impresa. Trovi la sintesi del suo intervento nel successivo articolo.
Gli interventi degli altri relatori

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