In che modo si possono far rispettare regole e leggi senza passare per provocatori? Mia riflessione su un episodio accaduto durante la sagra.
Nei giorni scorsi, durante la festa della Madonna dell’Uva Secca, è accaduto un fatto che ha rovinato il clima di gioia che si stava vivendo, nonostante alcune serate segnate da eventi sfortunati come la pioggia o il malore di una persona che ora non c’è più. Spero che le proposte elencate sotto potranno essere prese in considerazione, il mio impegno affinché ciò accada dalla prossima edizione è già cominciato.
IL FATTO
Stavo cenando e godendo in compagnia della serata di sagra che iniziava minacciata dalle nubi all’orizzonte, ma il temporale che si sarebbe abbattuto dopo un paio d’ore non sarebbe stato il motivo che interrompeva la festa, bensì alcuni volontari che mi hanno chiesto se fosse vero che sulla ciclabile di via Azzano ci fosse la vigilessa che notificava multe alle automobili parcheggiate in divieto di sosta. La vigilessa svolgeva semplicemente il proprio dovere, su comando di sindaco e vicesindaco che anch’essi svolgevano il loro dovere. Dove sta quindi il problema?
UN PROBLEMA DI MODO
L’azione comandata dalle massime cariche comunali è stata vissuta da tutti i presenti come un gesto punitivo, rovinando il clima di amicizia al quinto giorno di festa che nelle 47 edizioni precedenti non hanno mai visto comminare una multa in quel tratto di strada. A nulla è valso il mio tentativo di placare gli animi invitando a discutere del fatto dopo la manifestazione, a mente fredda.
Il problema, infatti, non sta nel principio su cui tutti si trovano d’accordo: tutelare l’incolumità di pedoni e ciclisti che raggiungono il luogo della manifestazione, e quindi far rispettare il codice della strada, oltre al buon senso. Ciò che ha provocato delusione, rammarico e rabbia sta nelle modalità attraverso cui è stata comandata l’azione. Una modalità vissuta come autoritaria e disattenta al contesto.
FAR RISPETTARE LE REGOLE E LASCIARE TUTTI IN ARMONIA
Potevano esistere modalità differenti che garantissero il rispetto delle regole ed al contempo evitassero di essere vissute come una provocazione? Sì, ed ora spiego come avrei agito io se fossi stato l’assessore alla Sicurezza Urbana di questo comune.
- Avvisare gli organizzatori prima della manifestazione dell’intenzione repressiva;
- Concordare uno spazio nei volantini della sagra in cui pubblicare il divieto di multe e l’intenzione repressiva;
- Installare cartelli di divieto sul tratto interessato (cosa fatta, ma posizionati in modo tale da far rischiare ai ciclisti di sbatterci la testa);
- Creare delle barriere ad impedire la sosta sulla ciclabile;
- Oppure comandare alla vigilessa di posizionarsi dalle 18:00 alle 20:00 (orario di maggior afflusso) sul tratto interessato per intimare il divieto ai possibili trasgressori
- Nel frattempo, posizionare un autovelox per far rallentare le automobili che sfrecciano ad alta velocità (ad ogni ora e ad ogni giorno);
- Al primo giorno di sagra, non al quinto, avrei concordato con gli organizzatori di avvisare dal palco che chi si dovesse trovare in divieto di sosta, nonostante le azioni elencate sopra, sarebbe stato destinatario di una multa con rimozione forzata del mezzo se non avesse tolto l’automobile entro quindici minuti dall’avvertimento;
- Visto che si è dichiarato più volte che di soldi nelle casse comunali ce ne sono, avrei previsto una convenzione tra Comune e organizzatori con la locale azienda di autoservizi che ha i mezzi adatti a trasportare gruppi di persone – anche con difficoltà motorie – dalle piazzole di sosta delle Z.A.I. al luogo della manifestazione e ritorno.
- Le azioni elencate sopra sarebbero state ripetute tutte le sere, per creare un’abitudine che con l’anno successivo si sarebbe poi accettata con maggiore facilità e minori problemi.
Ora al lettore chiedo: come ti senti dopo aver letto queste proposte alternative? Credi che qualcuno avrebbe avuto da obiettare sul rispetto delle regole senza che organizzatori e partecipanti si sentissero provocati?
Quando si ha il potere tra le mani è facilissimo scivolare nella superbia di chi dice “siccome comando io, ho ragione io”. Accade a tutti ed in ogni contesto, ma chi vuole fare politica in un modo differente, alle dichiarazioni di gentilezza deve far seguire i fatti. Altrimenti ad essere ricordata non sarà la regola fatta rispettare come è giusto che sia, ma l’arroganza, reale o percepita, di chi ha il potere di farla rispettare. Ma le feste hanno il potere di appianare i dissidi e far sbollire gli animi, e la sera successiva si è tutto risolto con i saluti istituzionali e i ringraziamenti al prezioso lavoro degli oltre ottanta volontari.
Spero che le proposte elencate sopra potranno essere prese in considerazione, il mio impegno per il Comitato affinché ciò accada dalla prossima edizione è garantito.
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