Primo giorno di Meeting dove mi sono bastati appena 30 minuti per confermare la validità di rimanervi per qualche giorno. Appena entrato, infatti, ho incontrato subito un amico compaesano con il quale – mentre eravamo in fila per il primo caffè della giornata – abbiamo dialogato sul fatto che oggi la politica è un ambiente di eletti senza un popolo alle spalle, e questo si riflette anche a livello locale. Nell’arco dei successivi venti minuti ho potuto incrociare Guido, Stefano, Rudy, Emanuele, Leone, Caterina, Guido, Marco. Il Meeting è anzitutto questo.

La giornata di visite inizia con la commovente mostra sul Memorial (soppresso da Putin a dicembre 2021) che racconta la persecuzione del popolo russo nei Gulag del regime comunista. Diversi passaggi mi hanno colpito, ma in particolare il fatto che ogni regime totalitario si accanisce in maniera feroce sui legami familiari, individualizza i soggetti, li isola e poi li annulla.

Terminata la visita la Memorial sono stato alla mostra sul centenario dalla nascita di don Luigi Giussani, un gigante italiano che ha generato un popolo, ha ispirato milioni di persone a fare della propria vita un capolavoro, e a fare della società una grande opera di benedizione. Mi ha particolarmente colpito il contrasto con la visita precedente. Se, infatti, al Memorial era un popolo a venire annientato sotto la causa di un’ideologia, nella mostra di Giussani si impara come un singolo uomo animato da un ideale buono può generare un popolo che propaga il bene ovunque e dove ogni soggetto si riconosce in un “Tu”.

Alle 13:00 ho partecipato alla conferenza “la scuola come ambito di accoglienza e inclusione” dove ho ascoltato testimonianze concrete di alcuni istituti scolastici italiani che hanno innovato la didattica durante la pandemia. Un’esperienza da approfondire è quella di Reggio Emilia, dove l’Istituto A. Manzoni ha progettato delle lezioni al museo civico durante il lockdown, permettendo ai bambini di evitare l’isolamento.

Alle 14:00 sono stato allo stand delle Opere Sociali e ho ascoltato il talk dal titolo: “curare il mondo è promuovere il benessere”, incentrato sull’approfondimento dei concetti “cura” e “custodia”.

Alle 15:00 è giunto il momento della conferenza centrale con il card. Mons. Zuppi, in dialogo con Bernard Sholz su “una passione per l’uomo”, nel quale Zuppi ha ricordato il carisma di Giussani e si è soffermato sul nichilismo della società odierna, la quale vive il paradosso di dichiararsi attenta ai bisogni (e diritti) di tutti, ma nei fatti ha creato una “cultura dello scarto” ambientale, sociale, spirituale senza precedenti. Mi ha colpito il passaggio in cui ha affermato che “l’individualismo ci fa essere sempre intorno a noi stessi, ma il nostro io guarisce nell’incontro con l’altro. Individualismo ci convince in tanti modi e ci persuade in tanti modi. Ma troviamo il nostro io solo quando incontriamo l’altro”.

Alle 18:00 ho ascoltato una parte della presentazione della mostra “sub tutela Dei” dedicata al beato Angelo Rosario Livatino, con il vescovo di Agrigento, durante la quale è stato dato un profilo di questo giovane giudice e martire, ucciso dalla mafia. La sua storia di santità è una di quelle che papa Francesco chiama “santità della porta accanto” poiché Livatino ha vissuto in pienezza la propria fede nella quotidianità del suo mestiere, fino a donare la vita per l’ideale di giustizia. Mi ha colpito una frase del vescovo per cui “non esiste l’uomo cattivo, ma l’uomo che non ha fatto esperienza di Bene. Se vuoi vivere bene, circondati delle persone che possono fartelo vivere”

Alle 19:00 è stato il momento di un’altra grande conferenza, dai tratti straordinari per l’ospite presente: il Segretario Generale della Lega Musulmana Mondiale che ha tratteggiato “il senso religioso” di Giussani offrendo al Meeting e ai presenti un ponte importante in un momento in cui guerre fratricide e scontri di civiltà sembrano avere il sopravvento sul dialogo autentico e l’aspirazione alla pace tra i popoli.

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