Per molte persone, ed in particolare chi ha impresa, l’arrivo delle feste di Natale coincide anche con il momento di stilare diversi bilanci, sia aziendali che personali. Io non sono da meno e quest’anno il mio bilancio è assolutamente positivo.
Sommario
- Episodio 1: “Sei troppo intraprendente, ti riduco l’orario di lavoro”
- Sono imprenditore dentro, lo sarò anche fuori
- Episodio 2: “Diego è pericoloso perché non lo controlliamo”
- Sono creativo, libero e penso con la mia testa, lascio ad altri il piattume e il ruolo di pecora
- Episodio 3: “Sei un talento, ma non abbiamo budget”
- Sì sono un talento, e i talenti si pagano. In alternativa puoi andare al discount delle offerte
- Risolutezza, silenzio, sacrificio
- Consiglio pratico: blocca contatto, cancella dalla rubrica
- Ricapitolando
Finalmente, dopo anni di fatiche e precarietà ho iniziato a vedere risultati soddisfacenti grazie ad un lavoro che mi appassiona e valorizza molte delle qualità che possiedo. Se rivolgo lo sguardo indietro di un paio d’anni posso dire che di strada ne ho fatta parecchia, ma ci sono stati tre momenti – tra i tanti – che hanno assunto il carattere della cesura netta, di un taglio decisivo che ha separato un prima da un dopo. Sono stati episodi che mi hanno messo in profondo ascolto interiore, fino a quando ho deciso di dire un grande NO, ora basta!
Finché una persona non riesce a dire con convinzione profonda e onestà: “Io sono ciò che sono per le scelte fatte ieri”, non può nemmeno dire: “Adesso scelgo in modo diverso”.
Le 7 regole per avere successo, S. Covey
Non è facile ammettere che dove siamo ora è frutto delle scelte fatte ieri, specie se si ha un trascorso influenzato pesantemente da scelte altrui ed episodi per così dire sfortunati. Ma per la maggior parte delle situazioni è vero che siamo noi a decidere dove vogliamo essere. Sono io che decido di accettare una collaborazione sottopagata o remunerata il giusto, sono io che decido di dire sempre di sì anche quando ciò svaluta la mia persona o professionalità. Ammetterlo non è semplice perché costa la fatica di guardarsi dritti negli occhi, e scavare nelle emozioni più profonde.
Episodio 1: “Sei troppo intraprendente, ti riduco l’orario di lavoro”
Avevo da poco iniziato una collaborazione di cui non ero pienamente convinto, ma la prospettiva del ruolo e il contesto di relazioni in cui potevo muovermi mi avevano portato ad accettare un rapporto di lavoro dipendente part-time. Nonostante avessi chiarito fin da subito che lavoro per obiettivi e che il part-time l’avrei compensato con altre attività, e nonostante già nei primi due mesi avessi messo in moto una serie di cambiamenti significativi, a fine marzo mi viene detto che sono troppo intraprendente, e per questo motivo mi sarebbe stato ridotto di 4 ore l’orario settimanale. In sostanza, per giustificare la volontà di risparmiare sono stato giudicato di essere troppo proattivo.
Sono imprenditore dentro, lo sarò anche fuori
Anziché subire ho contrattaccato, mi sono guardato dentro e ho detto: Il lavoro dipendente non è l’abito che fa per me, nemmeno se temporaneo: sono un imprenditore dentro, lo sarò anche fuori! Ho così iniziato a muovermi in questa direzione, sia in termini di rapporti sia di ricerca di nuove collaborazioni; ma anche di formazione specifica. Oggi frequento un percorso di alta formazione per imprenditori e sono focalizzato a consolidare la mia attività professionale e proiettato nel concretizzare imprese future.
Episodio 2: “Diego è pericoloso perché non lo controlliamo“
Era fine estate e durante una chiacchierata con un amico con cui ho condiviso la passione per la politica questi mi riporta delle considerazioni fatte da persone che reputavo alleati di coalizione, poiché con loro avevo corso per le elezioni comunali piazzandomi 4° su 12 contro ogni pronostico e risultando il primo dei non eletti (purtroppo una vittoria avrebbe scritto una storia ben diversa, ma tant’è). Eravamo ad una sagra, stavamo chiacchierando del più e del meno, improvvisamente chiese della politica del mio comune e come un fulmine mi riportò un giudizio molto pesante dei cosiddetti “alleati” in cui sono stato definito “pericoloso” perché non sarei controllabile, ricordo che lo salutai cortesemente e di fretta perché scappai a piangere.
Sono creativo, libero e penso con la mia testa, lascio ad altri il piattume e il ruolo di pecora
Il pianto è stato molto salutare perché è stato come un antibiotico. Ci ho messo un po’ per assestare il colpo, ma è stato il gancio che serviva per guardarmi allo specchio e chiedermi: cosa significa non essere controllabili? Significa essere liberi! Libero nell’espressione, nelle idee, nella creatività. E difatti è ciò che più hanno temuto durante la campagna elettorale. E allora mi sono chiesto: ma sono ancora disposto a frequentare un branco di pecore che non riesce a definire una strategia? Sono disposto a perdere ancora tempo in riunioni serali, sacrificando tempo per la famiglia e denaro, dove si ruota intorno ai problemi senza mai concludere nulla? Sono disposto a tornare a casa arrabbiato perché ad ogni proposta anziché aprire ragionamenti prospettici ottengo sguardi sospettosi, parole di circostanza, giudizi alle spalle? Da quella sera ho risposto di NO!
Ciò che racconto riguardo la politica potrei riportarlo nell’ambito più generico del sociale, e vale pure nel mondo lavorativo. Al termine di un rapporto di lavoro anni fa ricordo che scrissi un’email di saluto con questa citazione:
“È quindi significativo che il management dimostri grande propensione al cambiamento, attraverso una visione che mira a superare burocrazia, gerarchia, mancanza di collaborazione e avversione al rischio, e di conseguenza può influenzare positivamente le prestazioni e la qualità della vita sul posto di lavoro»
è stato un modo gentile per dire che QUELLI BRAVI NON TI CHIEDONO L’AUMENTO, SE NE VANNO. Infatti, quali sono le principali cause di turnover aziendale?
- Mancato riconoscimento;
- Mancato sviluppo professionale;
- Sovraccarico di lavoro e di responsabilità;
- Disallineamento valoriale
Ora ho chiuso i rapporti, mi sono disimpegnato nella totalità delle attività extra lavorative e mi sono concentrato nell’aumentare le competenze con un percorso universitario.
Episodio 3: “Sei un talento, ma non abbiamo budget“
Durante l’estate avevo un colloquio conoscitivo con una società di consulenza, una bella realtà così come sono stati belli i due incontri avuti; tranne per la conclusione al secondo incontro: avevamo spaziato su vari argomenti ed era emerso, in sostanza, che avevamo valori simili. Mi avevano contattato perché stavano cercando qualcuno che potesse aiutarli nello sviluppo di relazioni, io ero alla ricerca di nuove collaborazioni in ambito HR. Ad un certo punto mi sono sentito dire: “tu sei un talento”, sembrava fatta, con un complimento del genere!
Ma erano disposti a pagare? Così ho chiesto: quando possiamo cominciare a collaborare? Ed ecco la risposta da vignetta LinkedIn in cui il candidato si sente dire che è il profilo che stanno cercando da tempo, salvo poi essere scartato perché chiede un valore economico congruo. Infatti, come risposta mi sono sentito dire che si poteva iniziare ma che purtroppo con i progetti già avviati non c’era budget da destinare, traduzione: puoi lavorare con noi, per ora gratis.

Sì sono un talento, e i talenti si pagano. In alternativa puoi andare al discount delle offerte
Ho salutato cordialmente, qualche giorno dopo ho anche dato dimostrazione di interesse mettendo in contatto la società con un potenziale collaboratore con un profilo specifico che cercavano da molto tempo, ma non ho perso altro tempo. Sono un talento? Mi paghi per avermi. Altrimenti siamo onesti: non sono il migliore sulla piazza, non ho talenti diversi da chiunque altro non si dedichi con abnegazione al proprio lavoro. Non vuoi pagare il giusto? I discount sono sempre aperti e pieni di offerte “sottocosto”.
Ora sto imparando il mio valore, ho iniziato a rifiutare compromessi svalutanti, e per fare questo mi è servito molto il percorso di coaching con Anna Caggiano.
Leggi la referenza su Anna:
Conosco Anna da diverso tempo e la apprezzo soprattutto perché nelle sessioni individuali è capace di far fiorire tutto il potenziale di una persona che vuole svilupparsi come professionista negli aspetti emozionali, relazionali, commerciali, mettendosi al suo fianco con un approccio fatto di ascolto e fiducia.
Grazie alla sua decennale esperienza con aziende, team e manager, gli incontri con lei sono sempre molto concreti e personalizzati sulle specifiche esigenze.
Chi si affida ad Anna Caggiano ottiene grandi risultati in un percorso di sviluppo personale “passo dopo passo” altamente specializzato.
Risolutezza, silenzio, sacrificio
Per il 2024 ho scelto tre parole rappresentative del bilancio personale:
Risolutezza. Il Treccani riporta: Di persona che ha fermamente deciso, ed è quindi pronta ad agire in un certo modo. E ancora: Di persona salda nelle sue convinzioni e nei suoi propositi, capace quindi di agire senza dubbî o incertezze.
Silenzio: è una dimensione interiore molto potente a cui siamo disabituati. In questo anno ho praticato molto il silenzio e ne ho guadagnato in concentrazione nelle attività, in maggior ordine, in una disciplina interiore che si riflette anche all’esterno.
Sacrificio: cambiare prospettiva costa fatica, riconoscere i propri limiti costa sacrificio. Il sacrificio è l’allenamento necessario per chi vuole raggiungere obiettivi ambiziosi e essere giorno dopo giorno la versione migliore di sé per poter offrire il meglio agli altri.
Consiglio pratico: blocca contatto, cancella dalla rubrica
La qualità delle nostre decisioni dipende dalla qualità delle nostre relazioni. Questa frase l’ho sentita dire spesso e la ritengo vera. Vuoi un consiglio pratico? Non ti serve una rubrica con tanti numeri di telefono, ti serve una rubrica con pochi contatti di qualità, contatti di persone che ti sono vicine nel momento del bisogno, contatti di persone che possono aiutarti con la loro professionalità, contatti di coloro che adottano la logica del vinco-vinci. Alcuni ti scrivono solo quando hanno un qualche tornaconto? Allora è molto utile la funzione “blocca contatto”, vedrai che quando capiscono che non sei più una risorsa da cui succhiare, smetteranno di cercarti e avrai solo guadagnato autostima.
Ricapitolando
Di fronte alle situazioni della vita possiamo assumere un atteggiamento di sudditanza, oppure di azione. Nelle 7 Regole per avere successo l’autore scrive:
Molti aspettano che accada qualcosa o che qualcuno si occupi di loro. Ma quelli che finiscono per avere le professioni più attraenti sono gli individui proattivi, che costituiscono essi stessi la soluzione dei problemi, non sono problemi loro stessi; che prendono l’iniziativa per fare qualsiasi cosa sia necessaria, coerentemente con i propri principi, affinché il lavoro sia fatto.
Le 7 regole per avere successo, S.R. Covey, ed. Franco Angeli
Prendere l’iniziativa non significa essere indiscreti o aggressivi. Significa riconoscere la nostra responsabilità di far in modo che le cose accadano.
Ti auguro di far accadere le cose sotto la tua responsabilità, ti auguro di saper chiudere con quei rapporti che ti succhiano stima ed energie, ed aprire finalmente la porta alla felicità che meriti.
E il tuo 2024 come è stato? Ti è mai capitato di chiudere dei rapporti e guadagnarne in felicità?
Grazie per il tuo messaggio!
Scopri di più da Diego Marchiori
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento