In altro articolo (leggi qui) abbiamo compreso che il preposto è “colui che sta prima” e appurato che ispettori e giudici lo individuano a prescindere dalla sua individuazione formale. A tal proposito ho ricordato il dovere in capo a Datore di Lavoro e Dirigente di individuare il preposto, o i preposti. Chiediamoci ora chi è, ma lo facciamo in un senso più ampio rispetto alla definizione normativa che definisce preposto una persona competente atta a sovraintendere e garantire l’attuazione delle direttive ricevute con compiti di controllo e intervento su comportamenti e condizioni di pericolo. Infatti, durante i corsi, l’idea di preposto che ne esce suggerisce di guardare a tale figura da ulteriori prospettive.
- Un vigile, carabiniere, o una telecamera umana
- L’allenatore, la guida, il capitano, il sotto-capo
- Il cervello, lo scudo, il capo-famiglia
- La maestra, la psicologa, la spugna.
- E tu, come lo immagini il preposto?
- Nella tua azienda affronti questi problemi?
Un vigile, carabiniere, o una telecamera umana
L’idea comune è quella di rappresentare il preposto come una sorta di telecamera umana, uno con paletta e fischietto sempre pronto ad intervenire, investito di un’autorità che gli dà potere di sanzionare. In quest’ottica la sua presenza viene associata a un controllo costante e senza soluzione di continuità, un riferimento visibile e a tratti temibile delle regole da rispettare.
L’allenatore, la guida, il capitano, il sotto-capo
Per alcuni lavoratori, invece, il preposto è visto come un allenatore, una guida che orienta la squadra e ne sostiene la crescita. È il capitano sul campo, colui che conosce le dinamiche del lavoro e aiuta il gruppo a muoversi in sintonia. La sua presenza viene percepita come un riferimento, qualcuno che coordina, motiva e indica la direzione giusta. Alcuni per questo lo definiscono un safety leader.
Il suo ruolo è quello di leggere le situazioni, prevenire problemi e supportare chi incontra difficoltà. Il preposto, in questa visione, non impone solo regole, ma trasmette esperienza e stabilità. La sua autorevolezza deriva dalla capacità di risolvere problemi, di trovare soluzioni e di valorizzare il contributo di tutti. È il punto di riferimento per le decisioni quotidiane, colui che fa da tramite tra lavoratori e direzione. La sua funzione diventa quindi essenziale per mantenere un ambiente di lavoro efficiente e coeso.
Altri, in modo più negativo, lo vedono come un sotto-capo, uno cioè che è sì a capo di qualcuno, ma senza i poteri del vero capo e che si trova a fare i conti, spesso suo malgrado, con la difficile gestione tra le esigenze della produttività e quelle della sicurezza.
Il cervello, lo scudo, il capo-famiglia
Il preposto mi è stato descritto da altri come il cervello dell’operazione, colui che coordina e pianifica, assicurandosi che tutto funzioni nel modo corretto. È lo scudo che protegge il gruppo, intervenendo per evitare problemi e garantire sicurezza e rispetto delle regole. La sua figura è assimilata a quella di un capo-famiglia, qualcuno che si prende cura del proprio team, bilanciando autorevolezza e responsabilità. Non si limita a dare direttive, ma comprende le difficoltà, gestisce le tensioni e cerca soluzioni per il bene comune. Il suo ruolo è strategico: analizza situazioni, previene errori e guida il lavoro con competenza.
Come un cervello, elabora informazioni e prende decisioni rapide; come uno scudo, si assume il compito di mediare e proteggere; come un capo-famiglia, mantiene coesione e senso di appartenenza. Il preposto, in questa visione, è il pilastro su cui il gruppo può contare per stabilità e direzione.
La maestra, la psicologa, la spugna.
Altri descrivono il preposto come una maestra che deve continuamente richiamare l’attenzione degli studenti più distratti, correggere comportamenti e far rispettare le regole. Deve controllare chi resiste all’uso dei DPI e appena può non li indossa, chi ignora le procedure perché non le ritiene corrette, e chi sfida le norme di sicurezza (e pure le leggi della fisica) perché “tanto si è sempre fatto così e non è mai successo niente”, ripetendo le stesse indicazioni più volte.
C’è chi descrive il preposto come una psicologa costretta ad ascoltare sfoghi, problemi personali e tensioni che si sommano alle difficoltà lavorative. E il rischio è di diventare la spugna che assorbe tutto: stress, lamentele, pressioni dall’alto e resistenze dal basso. Ogni giorno deve trovare il modo di mantenere l’equilibrio tra il rispetto delle regole e la gestione delle persone, tra fermezza e comprensione.
Il suo ruolo diventa un mix di controllo, mediazione e sopportazione, con la costante necessità di mantenere il sangue freddo e trovare soluzioni senza lasciarsi travolgere dal peso delle responsabilità.
E tu, come lo immagini il preposto?
Da quanto emerso possiamo dire che il preposto è una figura che assume varie sembianze, a seconda del temperamento e di come viene percepita, e gestita, la gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro, ma molto dipende anche da quanto il ruolo di preposto viene legittimato dall’alto e dal basso e le possibilità effettive che ha di svolgere al meglio i compiti assegnati. E tu, che immagine daresti al preposto?
Nella tua azienda affronti questi problemi?
❌ Non sai chi deve assumere il ruolo di preposto?
❌I tuoi preposti sono adeguatamente formati e aggiornati?
❌Il tuo RSPP ha bisogno di un supporto concreto?
❌L’ufficio HR fatica a selezionare i coordinatori giusti?
❌I preposti della tua azienda hanno strumenti pratici per gestire il loro ruolo?
❌Ci sono tensioni tra i preposti e i lavoratori che rallentano la produttività e compromettono la sicurezza?
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