“Le cose le sa in modo generico, se vuole un voto più alto deve tornare la prossima volta e sapermi dire gli argomenti in modo più specifico“.
Grossomodo questo è stato il giudizio espresso all’esame di Diritto della Sicurezza sociale durato dieci minuti con appena tre domande per motivare un 24. Considerata l’ambizione di dare sempre il meglio il giudizio mi ha infastidito, più che altro perché preferisco un 18 dopo mezz’ora di domande piuttosto che vivere un’interrogazione superficiale e sentirmi dire che sono stato generico, ma come si dice dalle mie parti: “ciapa e porta a casa“.
Indice
Ciapa e porta a casa
Ciapo e porto a casa perché 24 sarà pure 6 punti in meno di 30, ma è anche 6 punti di più di 18. Ciapo e porto a casa perché non studio per il voto o per la media finale, studio per il piacere di imparare materie utili all’accrescimento umano e professionale. Il diritto della sicurezza sociale mi è molto utile per il dialogo con i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e rappresentanti sindacali. Ciapo e porto a casa perché un giudizio d’esame non è un giudizio oggettivo in senso assoluto, specie se si svolge in appena dieci minuti con tre domande. Già le domande: quando tratto la parte relativa alla comunicazione nei corsi di formazione per la sicurezza sul lavoro cito sempre questa frase “il risultato della comunicazione è dato dalla risposta che ottieni”.
Il risultato della comunicazione è dato dalla risposta che ottieni
Se la domanda è generica, la risposta sarà altrettanto generica. Non solo, ma nell’interazione sappiamo che il linguaggio del corpo, la parte non verbale del nostro comunicare, è preponderante. Nel caso dell’esame, se l’incontro doveva svolgersi in presenza e poche ore prima si trasforma online questo agevola la logistica ma ostacola l’interazione; se l’incontro inizia quindici minuti dopo l’appuntamento e all’avvio della riunione ti presenti connesso ad un cellulare scendendo le scale di casa e vestito come se ti fossi appena alzato dal divano, ti siedi alla scrivania e ti siedi lateralmente e non di fronte allo schermo come credi che risponda l’interlocutore che ti osserva? Se il linguaggio del corpo è casual aspettati un feedback casual!
Se vuoi ottenere una risposta specifica chiedi cosa vuoi sapere nello specifico, perché io non sto nella tua testa e potrei non avere il tuo stesso parametro di “specifico”. Vale ad un esame universitario, a maggior ragione sul posto di lavoro in particolare se si svolge funzione di dirigente o di preposto. Saper dare e ricevere feedback è una competenza importante per chi vuole migliorare gli standard di sicurezza aziendale a partire dai comportamenti.
Quando la comunicazione è disallineata
Il grave indiziato sta nella risposta alla prima domanda: non sono riuscito a dire esattamente come funziona la prestazione economica della NaSpi (Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’impresa). Peccato, è così importante sapere a memoria che dura per un periodo pari alla metà delle settimane di contribuzione accreditate negli ultimi quattro anni, e per non più di 24 mesi, ecc. che la mia mente quando cercavo di memorizzarlo si rifiutava con una frase di questo tipo: “perché devi sapere a memoria questi tecnicismi che cambiano alla velocità di una manovra di bilancio?”.
Chissà come sarebbe andata se mi avesse chiesto del fondamento costituzionale della sicurezza sociale ex art.38 Cost., degli interventi della giurisprudenza costituzionale, dell’art.32 Costituzione e della definizione di “salute”, del d.p.r. 1124/1965, o più accademicamente della natura giuridica dei contributi previdenziali piuttosto che dell’instaurazione del rapporto giuridico previdenziale o quale è la caratteristica dell’obbligazione dell’ente previdenziale di erogare le prestazioni (ovvero che è una fattispecie complessa a formazione progressiva).
Chissà come sarebbe andata se mi avesse chiesto di commentare una delle sentenze di merito su alcuni infortuni sul lavoro che ha proposto nelle attività di gruppo per gli studenti che hanno avuto il privilegio di frequentare. Tra l’altro potremmo discutere dell’uguaglianza sostanziale tanto predicata e che non c’è per gli studenti lavoratori.
In realtà, quando al termine della seconda risposta mi ha chiesto se sono della facoltà di economia o di giurisprudenza ho inteso che la nostra comunicazione era disallineata. Il mio output era settato su giurisprudenza ma l’aspettativa era tarata su economia.
Un docente non è un database, uno studente non è una chatbot
Ho trovato un bell’articolo su LinkedIn di cui riporto la citazione (e sicuramente sarà oggetto di qualche mio articolo futuro):
𝗖𝗵𝗶 𝗳𝗮 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗱𝗲 𝗴𝘂𝗶𝗱𝗮 𝗶𝗹 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗼, 𝗰𝗵𝗶 𝗱𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗼𝘀𝘁𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝗲𝗴𝘂𝗲.
Fausto Walter Turco – Presidente Accademia Commercialisti, TEDX Speaker
In un mondo pieno di risposte, dove tutti possono accedere alle stesse fonti il nostro valore è definito dalla qualità delle domande che sappiamo porre. L’istruzione del futuro non è solo nozioni, ma la capacità di “esplorare, criticare e scoprire.”
L’autore1 nel suo articolo scrive che la curiosità è il motore della conoscenza e dal desiderio di capire nascono le grandi innovazioni e le conoscenze profonde. Prosegue poi affermando che la nostra istruzione e le nostre competenze non sono semplici strumenti per memorizzare informazioni, ma sono la base per sviluppare capacità uniche come esplorare criticamente, trovare connessioni. In sostanza dare senso a ciò che sappiamo.
Il termine sapere deriva dai sensi dell’olfatto e del gusto, su etimo.it si legge: “questo vocabolo, osserva argutamente il Manno, dalla bocca salì al naso; quindi, l’odore corporeo passò a significare odore incorporeo; e con altra corta salita si trovò alloggiato nella reggia del cervello ad esprimere tutto ciò che si apprende colla mente”2
Ebbene, uno studente non può ridursi a chatbot che fornisce acriticamente nozioni memorizzate e che dimenticherà poco dopo, così come un docente non può essere un database di nozioni. Altrimenti oggi un esame universitario rischia di apparire come la versione obsoleta di un software AI.
La formazione come trasmissione di senso
Nella breve esperienza fatta con questo esame ho imparato che il voto è un parametro influenzato da vari fattori e tra essi vi è certamente l’interazione che in quei pochissimi momenti si instaura tra docente e studente. Ho imparato che la qualità delle risposte è influenzata dalla qualità delle domande, ma anche che per ottenere un risultato ottimale bisogna sapersi preparare a dare ottime risposte a prescindere dal tipo di domanda e dal modo in cui è posta; sarà l’asticella da superare con il prosièguo degli studi.
Infine, ho imparato ancora una volta che la formazione non è solo un trasferimento di conoscenze ma deve anche essere una trasmissione di senso, e ciò è vero per la formazione universitaria quanto per la sicurezza sul lavoro.
Approfondimenti
- Testi proposti nel corso universitario:
- Cinelli, Diritto della previdenza sociale, Giappichelli, Torino,
- Persiani, D’Onghia, Diritto della sicurezza sociale, Giappichelli, Torino,
- Ales, Canavesi, Casale, Casillo, Esposito, Ludovico, Vianello, Diritto della sicurezza sociale, Giuffrè
- Letture di diritto del lavoro, Giappichelli, Torino, 2019.
Cosa posso fare per la tua azienda
Se sei alla ricerca di un formatore per la sicurezza che vuole trasmettere un sapere oltre il dato tecnico-giuridico, potrei essere ciò che cerchi. In particolare con lo studio del diritto della sicurezza sociale ho ottenuto le seguenti principali conoscenze ed abilità:
- principi e regole fondamentali del sistema di sicurezza sociale italiano in generale.
- conoscenza dei fondamenti dei principali istituti previdenziali: assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e malattie professionali; pensione di vecchiaia; pensioni di invalidità; tutela del reddito; previdenza complementare.
- capacità di individuare ed applicare i corretti istituti.
- capacità di coordinare la legislazione esistente con la relativa giurisprudenza, anche europea.
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