Nei corsi di aggiornamento per i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) che sto tenendo, dedico sempre uno spazio alla lettura e al commento degli articoli 35, 36, 37 e 38 della Costituzione Italiana. Non per fare teoria, ma per riconnettere la sicurezza del lavoro alla sua radice più profonda: la dignità della persona.
Questi articoli non parlano solo di occupazione. Parlano di equità, di tutela, di riconoscimento sociale. Parlano di una Repubblica, cioè di noi, che mette al centro il lavoro come fondamento, non solo come strumento economico perché senza lavoro dignitoso non ci può essere equità né giustizia sociale.
Art. 35 – Tutelare tutte le forme di lavoro
“La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.”
Così inizia l’articolo 35. È un principio che impone attenzione e responsabilità verso ogni lavoratore, in ogni ambito e forma contrattuale. In un mondo del lavoro che cambia più velocemente della capacità di adattarsi al cambiamento, la tutela deve riguardare anche le nuove forme occupazionali, i settori digitali, il lavoro autonomo e i percorsi intermittenti.
Tutelare il lavoro significa anche accompagnare le persone nel cambiamento, evitare che restino indietro, creare le condizioni per essere pronti a nuove sfide, adoperarsi come comunità per fare in modo che nessuno venga scartato.
Art. 36 – Una retribuzione giusta per una vita dignitosa
Il primo comma dell’art. 36 è cristallino:
“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa“.
Il lavoro non può essere sinonimo di precarietà, sfruttamento, ansia di un futuro incerto. Una paga equa non è una concessione, è un diritto costituzionale e un dovere morale. Anche nei confronti dei lavoratori autonomi! Qui si può rintracciare anche un principio di solidarietà poiché la retribuzione proporzionata e sufficiente ha un impatto sulle relazioni prossime del singolo.
In questo senso, parlare di giusto salario è anche parlare di sicurezza, benessere psicologico, stabilità familiare e crescita collettiva.
Art. 37 – Lavoro e parità di genere, pari opportunità
“La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.”
Una norma di parità che ancora oggi rappresenta una sfida aperta.
Troppe donne incontrano ostacoli al rientro dalla maternità, o si trovano a dover scegliere tra carriera e famiglia oppure, peggio, non trovano lavoro se hanno figli perché chiedono maggiore flessibilità. La tutela della maternità e la promozione dell’uguaglianza non sono battaglie di parte, ma principi costituzionali. È un impegno che deve coinvolgere imprese, istituzioni e cultura del lavoro che deve svilupparsi nei territori in cui operano le aziende.
Art. 38 – Diritto all’assistenza e alla protezione sociale
“Ogni cittadino inabile al lavoro ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”, ecc
Questo articolo ci ricorda che la solidarietà è parte integrante della giustizia sociale, e che una Repubblica giusta si misura anche da come tratta chi è più fragile. Tendiamo a pensare le fragilità come ad un aspetto che riguarda sempre altri, ma tutti durante la vita ci possiamo trovare in una condizione di fragilità.
Formazione: leva di tutela e di crescita
All’interno di questa visione costituzionale del lavoro, c’è un aspetto che sento il bisogno di sottolineare con forza: la formazione continua come strumento di elevazione professionale.
Favorire la crescita delle competenze, aggiornare i saperi, sviluppare nuove abilità non è solo una necessità aziendale: è un atto di cura verso le persone. È ciò che rende un lavoratore più consapevole, più libero, più capace di scegliere, più protetto anche nei momenti di transizione e di incertezza del mercato.
E quando una persona cresce, con essa cresce anche l’impresa.
E tu, cosa puoi fare oggi per tutelare il lavoro? Come ti formi e con quale frequenza? Quali sono le nuove competenze che vuoi sviluppare nei prossimi anni?
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