Il sindaco ha affermato di essersi attenuto a criteri di trasparenza ed esperienza. Saranno i risultati dei vari Enti a dimostrarlo. Diamo tempo al tempo.
Le critiche delle opposizioni, si sa, sono atto dovuto, ma c’è qualcuno che fa polemica per la scarsa presenza femminile che è un dato di fatto consolidato. Non si tratta di sessismo che fa stracciare i capelli alla Boldrini, bisogna piuttosto chiedersi: è colpa dei maschi o c’è forse una componente dell’esercizio del potere pubblico che attrae di più gli uomini piuttosto che le donne?Sono anni che si sente parlare di incentivi alle imprese femminili, ma a Verona sono il 19,7 % le imprese a guida rosa, mentre raggiungono il 27,1 % in Veneto. In Italia la presenza dell’imprenditoria femminile è attestata sul 21%. La maggior parte di queste imprese sono concentrate nel settore dei servizi, e particolarmente dei servizi alla persona in ambito socio-sanitario .
Non deve stupire più di tanto quindi se delle circa 400 candidature ai vari Enti partecipati del Comune, soltanto 20 erano di donne, appena il 5%. Non deve stupire più di tanto perché non è stato semplice per partiti e liste soddisfare l’imposizione del 40% “rosa” nelle liste elettorali. Tanto che non è nemmeno bastato per permettere una presenza altrettanto numerosa di donne in Consiglio Comunale: 10 su 36 consiglieri, il 27,7%.
Si può concordare con l’affermazione della Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Verona quando dice che «le donne sono un elemento di innovazione», ma attenzione: è questione di sesso o anche di formazione, valori di riferimento, scuola di pensiero, intraprendenza, reti relazionali?
Bisognerebbe spiegarsi altrimenti che tipo di innovazione istituzionale stanno apportando donne come la Presidente della Camera o la Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, o l’ex Ministro per le riforme costituzionali Maria Elena Boschi – solo per il fatto di essere donne.
È poi vero che le donne non vengono proprio cercate, e di conseguenza non entrano mai nei cerchi magici per cui poi non possono occupare posizioni rilevanti di potere?
La realtà dice che non è così. Le donne vengono cercate e corteggiate per poterle avere in un partito o in una lista elettorale, ma trovarle è di una difficoltà unica!
La Legge Del Rio del 2014 che impone le quote rosa è una legge inutile che non rende giustizia alle donne. Anzi, le rende ancor più vittime di un falso femminismo che vuole imporre verticalmente la loro presenza in politica senza riuscirci.
Ci ha già provato la Norvegia con anni e anni di ingenti spese di denaro per l’affermazione della cosiddetta gender equality, con il risultato che il 90% degli ingegneri è uomo e l’altrettanto 90% di infermiere è donna.
Le donne sono un valore aggiunto per gli Enti partecipati di Verona? Certo che sì, soprattutto se si tratta di favorire una visione globale delle cose. Perciò è lodevole la notizia secondo cui il sindaco Sboarina ha cooptato la docente di Economia Aziendale dell’Università di Verona, Bettina Campedelli, e la manager veronese Carla Cico. Esse avranno il compito di migliorare le partecipate in termini di «scelte strategiche, razionalizzazione e ottimizzazione dei risultati». Questione di quote rosa? No! Questione di competenze e capacità.
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