Il bello del Meeting di Rimini è che offre una concentrazione di incontri ed approfondimenti ad alto valore su cui riflettere e confrontarsi.

Tra le varie conferenze ho ascoltato con attenzione e curiosità quelle sul cambiamento d’epoca, coordinata da Luciano Violante. Il secondo incontro ha trattato la questione (enorme) delle migrazioni nel mondo nel corso della storia fino ai giorni nostri. Relatore uno dei massimi demografi di livello internazionale, nonché senatore in quota PD, prof. Massimo Livi Bacci.

La tesi emersa, in riferimento all’Europa, è che il calo demografico strutturale in seno agli europei va compensato importando quote di immigrati. Una tesi questa che si sente spesso negli ambienti globalisti di sinistra e che si concentra su un punto oggettivamente valido: l’invecchiamento progressivo della popolazione e la riduzione di quella attiva (il rovesciamento della piramide delle età) crea squilibri in termini di produttività e welfare. In questa analisi tuttavia viene omessa la risposta ad una domanda, altrettanto oggettiva:

se negli ultimi cinquant’anni l’Europa – dopo la decimazione in due guerre mondiali – non avesse investito in contraccezione ed aborto, oggi avremmo bisogno di importare esseri umani per giustificare l’ammanco?

La risposta è ovvia e svela come chi giustifica i vantaggi che deriverebbero dalla questione immigratoria perderebbe un punto forte su cui far leva. Anche in proiezione futura. Infatti, se oggi si investissero ingenti risorse per raddoppiare il tasso di natalità in terra europea entro trenta-quarant’anni avremo riposizionato correttamente la piramide delle età, senza aver importato stranieri e con essi i relativi problemi etnici, religiosi, culturali. Verrebbe pure permessa la vita a qualche milione di europei in più che oggi non vede nemmeno la luce.

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