Al termine del decimo anniversario dalla pubblicazione del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, e dopo Caritas in Veritate di Benedetto XVI, anche Papa Francesco ha scritto la sua prima enciclica sociale. Qualcuno ha giustamente rilevato il carattere sociale dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, ma è lo stesso Francesco che precisa al punto 184: “Non è il momento qui per sviluppare tutte le gravi questioni sociali che segnano il mondo attuale, alcune delle quali ho commentato nel secondo capitolo. Questo non è un documento sociale, e per riflettere su quelle varie tematiche disponiamo di uno strumento molto adeguato nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, il cui uso e studio raccomando vivamente”. Ma a distanza di poco meno di due anni è lo stesso Francesco ad inserire Laudato Sì (di seguito LS) nel corpus dottrinale del Magistero sociale (LS 15).
Ma quali sono le novità e gli aggiornamenti apportati al Magistero sociale della Chiesa?
Certamente il tema oggetto della Lettera: l’ecologia. Cerchiamo di approfondire.
Papa Francesco inizia il suo scritto con un breve excursus sulla materia affrontato dai suoi predecessori, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI, e allarga i suoi interlocutori non solamente agli “uomini di buona volontà”, bensì ad ogni persona che abita questo pianeta, essendo il deterioramento dell’ambiente un problema globale che minaccia davvero tutti.
Ciò che quindi alcuni hanno voluto rappresentare come una novità, o addirittura come una svolta ecologista del magistero petrino, non è altro che la prosecuzione di una riflessione lunga oltre cinquant’anni sulla relazione conflittuale uomo-natura / umanità-creato ed avvalendosi delle diverse scienze, oltre che della teologia della creazione, è giunta all’affermazione che il degrado dell’ambiente naturale e sociale sono connessi e uniti dallo stesso male e cioè che la libertà umana senza limiti finisce col misconoscere la verità assoluta corrompendo l’uomo, le sue relazioni e l’ambiente il cui relativismo pratico porta ad uno stile di vita deviato.

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Ogni Papa quindi ha aggiunto un tassello ulteriore al tema dell’ambiente, ma se fino a Giovanni Paolo II è stato trattato come denuncia di un degrado frutto anche della tecnicizzazione dell’economia, è con Benedetto XVI con Caritas in Veritate che si inizia ad avere un maggiore approfondimento della correlazione sviluppo/ambiente (cfr CV cap. IV punto 48): “Il tema dello sviluppo è oggi fortemente collegato anche ai doveri che nascono dal rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale”.
Non volendo commentare ulteriormente l’enciclica sociale di Benedetto XVI si può comunque affermare che Papa Francesco con Laudato Sì inserisce nel corpus dottrinale sociale della Chiesa il tema del Creato e dello sviluppo umano, aggiornandolo con la definizione di ecologia integrale. In molti aspetti presenta degli approfondimenti dei capitoli della Caritas in Veritate, specie per il tema del crescente squilibrio tra ricchi e poveri, dell’uso delle risorse energetiche, della cooperazione internazionale e del ruolo della politica in materia ambientale, degli effetti della globalizzazione, del lavoro e dell’ambiente urbano, della tecnicizzazione dell’economia e della sua finanziarizzazione definite da Papa Francesco con l’assunto paradigma tecnocratico.
Se quindi, ad una prima e superficiale lettura la Lettera di Francesco appare come qualcosa di nuovo e addirittura in contrasto con il precedente Magistero, ad un’analisi più approfondita si può comprendere come la Laudato Sì rientri nel solco della Chiesa Cattolica che ha una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza (CV 9) e lo fa ponendosi in dia-logòs con gli altri saperi e il mondo intero, in continuità con la propria Dottrina e Tradizione.
Quindi cosa c’è di nuovo nel testo?
E’ proprio l’aggettivo integrale a dare alla nozione di ecologia un carattere di novità il cui termine composto è presente otto volte. Brevemente si riassumono alcuni punti importanti e per il resto si rimanda alla lettura.

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Per il Papa, l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di un’ecologia integrale è San Francesco e dà una prima spiegazione su cosa intenda con questa nozione: “In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore” (LS 10). In questa frase è sotteso il percorso che il Papa segue nella sua Lettera, in una logica sempre unitaria delle diverse preoccupazioni e verso le quali le religioni e le culture hanno da offrire molto, ma riprendendo un discorso di Giovanni Paolo II precisa che “se il solo fatto di essere umani muove le persone a prendersi cura dell’ambiente del quale sono parte, « i cristiani, in particolare, avvertono che i loro compiti all’interno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e del Creatore sono parte della loro fede ». (LS64).

Ricordando che le conseguenze del peccato originale sono la rottura dell’alleanza tra il Creatore e l’umanità, e quindi anche con il Creato al punto che quando la giustizia non abita più sulla terra, la Bibbia ci dice che tutta la vita è in pericolo (LS 70) condannando in ciò un antropocentrismo dispotico che sostituisce l’uomo a Dio e producendo la cultura dello scarto non solo verso la natura, ma pure verso i più deboli. Giunge quindi a rilevare “l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito. Ciò mette a rischio il senso della lotta per l’ambiente”. E’ una critica sollevata già da Giovanni Paolo II e qui ripresa con maggior vigore poiché viene indicata la radice di questo antropocentrismo dispotico nel paradigma tecnocratico globalizzato a tal punto che l’uomo finisce col dimenticare l’importanza del povero, dell’embrione umano, del disabile e per cui ribadisce che la difesa della natura non è compatibile con la giustificazione dell’aborto (cfr LS 120).
E’ un passaggio cruciale, che i media hanno prontamente censurato, perché svela le contraddizioni di chi lotta per la protezione degli animali e dei vegetali ma poi sostiene la sterilizzazione di massa nei paesi più poveri, e la liberalizzazione delle pratiche abortive in tutto il mondo. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia appunto.
Tant’è che all’ecologia integrale è dedicato un intero capitolo, il quarto, ed è degno di nota il parallelismo con il quarto capitolo della Caritas in Veritate intitolato Sviluppo dei popoli, diritti e doveri, ambiente. Francesco approfondisce il tema con dei paragrafi dedicati a: ecologia ambientale, economica e sociale; ecologia culturale, ecologia della vita quotidiana dedicato all’urbanizzazione, alle periferie e al diritto alla casa e del rispetto della legge morale naturale; è qui che ecologia integrale trova come sinonimo ecologia umana essendo l’uomo il vertice della creazione.
Per concludere si può quindi affermare che Papa Francesco aggiorna il pensiero sociale della Chiesa per quanto concerne il tema del Creato, dell’uomo e dell’ambiente, e va ad aggiungere all’indice analitico del Compendio il termine ecologia integrale.

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